MONETE ITALIANE REGIONALI
ROMA. Adriano VI, 772-795. Denaro. Ar gr. 1,2 Dr. D N ADRI ANVS PA Busto drappeggiato frontale; ai lati, I – B. Rv. VICTOR IA D N I Croce potenziata su due gradini; ai lati, R – M; in esergo, CONOB. CNI 13; M. 1; B. 10; MEC 1, 1032; Fusconi 1/c.Estremamente Rara. Di grande qualità per il tipo. Insignificante mancanza del tondello. Più di SPL
Con questo pontificato inizia la la produzione di denari papali chiamati antiquiore essendo, la tipologia qui proposta, la prima di una numerosa serie emessa a nome di diversi pontefici romani succedutisi nel corso di due secoli. Si può affermare, inoltre, che tale tipologia monetaria introduca la monetazione papale in generale, poiché, da Adriano I in poi, i papi emetteranno monete sia autonomamente che a nome degli imperatori del Sacro Romano Impero.
I denari antiquiores possono essere ritenuti, indubbiamente, una versione italiana del denaro carolingio, anche se questa prima emissione, tenuto conto del sistema metrologico di riferimento, rimanda ancora alla monetazione introdotta da Pipino il breve nel 775. Pur stabilendo così un rapporto di continuità con la principale valuta corrente all'epoca nell'Europa occidentale, nei tipi iconografici che vi sono rappresentati è assai chiara, ancora, l'influenza bizantina (basta notare che, pur trattandosi di una moneta d'argento, è presente, al rovescio, come per i solidi bizantini, la tipica legenda CONOB).
Il figlio di Pipino, Carlo Magno, attuò successivamente un'ulteriore riforma monetaria per venire incontro all'espansione dei suoi domini introducendo un nuovo denaro di peso maggiore che era proprio la base – e moneta effettivamente circolante – di questa nota riforma da lui attuata (1 libbra = 20 soldi = 240 denari). Tale moneta d'argento divenne una vera e propria "valuta internazionale", utilizzata per i secoli a venire fino all'introduzione del grosso a cavallo dei secoli XIII e XIV.