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Artemide Aste s.r.l.
Wunderkammer - Antiquities 4  19-20 March 2016
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Lot 496

Starting price: 200 EUR
Lot unsold
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SALVATOR ROSA.
Satire dedicate a Settano.
I- La Musica. II- La Poesia. III- La Pittura. IV- La Guerra. V-La Babilonia. VI- L'Invidia.
Manoscritto anonimo in bella calligrafia su carta filigranata, ben impaginato. Fine sec. XVII(?).
In-8°. Legatura in pergamena con titolo manoscritto al dorso. Pp. CLIX. Esemplare in buono stato di conservazione ma che presenta alcune macchie brunite in centro pagina (ossidazioni dovute all'essicazione di fiori tra le pagine); su due pagine lacune della carta al centro della macchia.
Interessantissimo manoscritto (coevo?) delle Satire di Salvator Rosa, scritte in terzine, pubblicate postume (le prime sei nel 1695, l'ultima -ovviamente mancante dal manoscritto- nel 1876). L'opera circolò manoscritta a lungo, poiché presto fu messa all'indice, come ci fa intuire lo stesso Quinto Settano nella sua XIII Satira, dove, rivolgendosi con aspri toni a Filodemo (Gian Vincenzo Gravina), non manca di citare se stesso e Salvator Rosa tra gli autori colpiti da censura:
"Brava la spia! Sei pago al fine: i birri,
ed il bargel nella sospetta casa
sono entranti, e rovesciano gli armarj!
Ecco trovata pur l'iniqua satira!
Si leghino le muse al palo infame,
proterve! E a lungo colle mani avvinte
Durin gli insulti del romano volgo!
Ma babuasso le saette tue
sono ite in fallo! Regneranno a lungo
a tuo marcio dispetto i miei sermoni,
ravvolti in liscia, e maculata pelle,
e di Salvator Rosa alle mordaci
Satire, tu sarai il primo ornamento!"

Le prime tre Satire del Rosa costituiscono una riflessione sulle arti: La musica, in cui è condannato il fasto eccessivo di cui vengono circondati cantanti e musici;

La poesia, contro gli eccessi del secentismo; La pittura, in cui R. ripudiava la pittura di genere. Ad esse seguirono La guerra, in cui prendendo spunto dalla rivolta di Masaniello si criticavano il malgoverno dei principi italiani e l'ingerenza francese e spagnola, e L'invidia, nella quale R. polemizzava con i suoi detrattori.

D'intonazione più pensosa sono le ultime due satire: Babilonia, sui costumi corrotti della Roma dell'epoca, e Tirreno, triste soliloquio del poeta sulla vanità della sua opera (Treccani, Enciclopedia Online).
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