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Numismatica Ars Classica
Auction 90  14 May 2016
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Lot 616

Estimate: 40 000 EUR
Price realized: 55 000 EUR
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UNA PRESTIGIOSA COLLEZIONE DI MONETE DEI ROMANI PONTEFICI
Clemente VII (Giulio de'Medici) 1523 – 1534

Ducato ossidionale (1527), AR 34,96 g. CLEMENS – VII PONT MAX Stemma sormontato da triregno e chiavi decussate. Rv. DV / CATO / F su crescente (segno di zecchiere non identificato) entro corona di quercia. Muntoni 19. Berman 831.
Della massima rarità, solo pochissimi esemplari conosciuti. Moneta di grande fascino ed importanza storica. Bella patina di medagliere, migliore di
BB

Questa moneta, d'insigne rarità, è un importante documento storico, poiché è parte di quell'ingente somma di 400.000 ducati versata alle soldatesche imperiali che avevano messo a ferro e fuoco la città di Roma. Tali monete furono fatte coniare in Castel Sant'Angelo da Papa Clemente VII per pagare il riscatto per la sua libertà.Per questo esemplare in particolare, la scelta di coniare la tipologia monetale dello "scudo" d'argento, all'epoca in Italia ancora non battuto, fu dettata, con ogni probabilità, dalla presenza nelle truppe imperiali di 14.000 lanzichenecchi al comando di Georg von Frundsberg, che invece lo "scudo" ben conoscevano e molto apprezzavano.La forma irregolare di questi "scudi" nasceva dalla necessità di reperire in modo veloce moneta contante e quindi le operazioni di preparazione dei conii dovevano essere veloci e sicuramente poco attente al fattore estetico, così come la coniazione. Numerose sono le cronache che ci hanno tramandato notizie di quel triste evento e del motivo dellaconiazione di questa e delle altre monete ossidionali. Fra le più dettagliate, al riguardo, sono le "Memorie Storiche" diDomenico de'Rossi, compagno di prigionia del papa, dalle quali sappiamo che il pagamento del riscatto doveva esseresuddiviso in tre rate: "100 mila presentemente, 50 mila tra venti giorni, cioè per tutto il giorno 26 dello stesso mese digiugno, e li restanti 250 mila fra due mesi prossimi...Furono chiamati in Castello li Zecchieri e immediatamentedatogli l'oro e l'argento, che vi era dentro rifugiato, ne furono improntati 100 mila Scudi promessi e presentementepagati; gli altri 50 mila li andavano mettendo insieme, di candelieri, croci, vasi ed ornamenti di Reliquie, quali fatti improntare con le teste di S. Pietro e Paolo, e con l'arme di Sua Santità, furono similmente pagati a quelle insaziabili turbe." Purtroppo in questo racconto, come nelle altre cronache, non sono indicati i nomi degli zecchieri, ma da una lettera del tedesco Ambrosius von Grumppenberg, l'interprete del papa con gli imperiali, veniamo a sapere che tutto il metallo che era stato ricavato dalla fusione degli arredi sacri, tra cui anche la stessa tiara di Clemente VII, venne dato per essere coniato a tale Angelo Schauer, che lo stesso Ambrosius definì "un tedesco depravato e birbante". Sicuramente Angelo Schauer era la stessa persona che aveva avuto, in quanto agente dei Fugger, la direzione della zecca di Roma al tempo di Adriano VI. Lo Schauer, con questo nuovo incarico, si arricchì oltre misura, in quanto dal papa riceveva l'argento dorato considerato argento di bassa lega che poi fondeva per separarlo dall'oro che vi era contenuto. All'operazione di fusione partecipò anche il Cellini, ma non a quella di coniazione. Quindi con l'argento ricavato lo Schauer coniava gli scudi, i mezzi scudi e i quarti di scudo, trattenendo per sé l'oro, un lauto guadagno gli era quindi assicurato. Un guadagno, seppur minore, ne ricavarono anche coloro che ricevettero in pagamento tali monete, in quanto, a loro volta, le rifusero per ricavarne quella quantità di oro che era ancora rimasta nella lega, il che spiegherebbe il motivo della notevole rarità di queste emissioni ossidionali.

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