NAC Numismatica SpA
Auction 136 15 Dec 2022
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Roma. Paolo III (Alessandro Farnese), 1534-1549
Scudo, AR 3,35 g. PAVLVS III – due branche decussate (segno di Giacomo Balducci zecchiere, 1534-1540) PONT·MAX Stemma sormontato da triregno e chiavi decussate con cordoni. Rv. S PAVLVS – VAS ELECTIONIS S. Paolo nimbato, stante di fronte, con libro e spada; sotto, nel giro, giglio. Muntoni 19. Berman 904. MIR 867/1. Friedberg 65.
Raro. Spl
Ex asta NAC 90, 2016, 654.
I conî di questo scudo d'oro, di finissimo stile, furono incisi da Benvenuto Cellini, come lui stesso narra in un passo della sua "Vita": "cominciai a fare le stampe degli Scudi nelle quali io feci un mezzo San Pagolo con un motto di lettere che diceva: VAS ELECTIONIS". In questo periodo la zecca era appaltata a Giacomo Balducci, fiorentino. Il Martinori riteneva che questa moneta fosse stata coniata tra il 1534 e il 1535, in un periodo travagliato della turbolenta esistenza dell'artista fiorentino. Infatti, appena morto Clemente VII, Cellini aveva ucciso il suo rivale e nemico Pompeo de Capitaneis, pesatore della zecca, e tale avvenimento aveva scatenato l'ira dei suoi nemici. Malgrado la protezione di papa Paolo III che, dopo il riappacificamento con la famiglia de Capitaneis, il 17 ottobre 1534 gli aveva rilasciato un salvacondotto, il Cellini fu costretto a fuggire da Roma per rientrarvi solamente nel marzo dell'anno successivo.
Scudo, AR 3,35 g. PAVLVS III – due branche decussate (segno di Giacomo Balducci zecchiere, 1534-1540) PONT·MAX Stemma sormontato da triregno e chiavi decussate con cordoni. Rv. S PAVLVS – VAS ELECTIONIS S. Paolo nimbato, stante di fronte, con libro e spada; sotto, nel giro, giglio. Muntoni 19. Berman 904. MIR 867/1. Friedberg 65.
Raro. Spl
Ex asta NAC 90, 2016, 654.
I conî di questo scudo d'oro, di finissimo stile, furono incisi da Benvenuto Cellini, come lui stesso narra in un passo della sua "Vita": "cominciai a fare le stampe degli Scudi nelle quali io feci un mezzo San Pagolo con un motto di lettere che diceva: VAS ELECTIONIS". In questo periodo la zecca era appaltata a Giacomo Balducci, fiorentino. Il Martinori riteneva che questa moneta fosse stata coniata tra il 1534 e il 1535, in un periodo travagliato della turbolenta esistenza dell'artista fiorentino. Infatti, appena morto Clemente VII, Cellini aveva ucciso il suo rivale e nemico Pompeo de Capitaneis, pesatore della zecca, e tale avvenimento aveva scatenato l'ira dei suoi nemici. Malgrado la protezione di papa Paolo III che, dopo il riappacificamento con la famiglia de Capitaneis, il 17 ottobre 1534 gli aveva rilasciato un salvacondotto, il Cellini fu costretto a fuggire da Roma per rientrarvi solamente nel marzo dell'anno successivo.